Ristorazione dopo Covid: l’Italia dovrà guidare la rinascita
Foto: Spring Place, design by Bluarch
Bluarch lavora da molti anni nella progettazione di locali e ristoranti in tutto il mondo, con questo articolo si vuole offrire un modello positivo in risposta alla crisi che tutti viviamo, e che colpisce duramente chi fa hospitality e chi lavora nell’indotto.
La storia ci racconta che l'Italia fu in grado di produrre le magnificenze del Rinascimento proprio dopo una terribile pestilenza, che ridusse di un terzo la popolazione dell’Europa, ma che ispirò cambiamenti formidabili nella vita sociale e nell’architettura.
Dovremo farlo di nuovo, e dovrà spettare alla ristorazione italiana il ruolo di leadership, come già viene esercitato quale punta dell’iceberg di un immenso background enogastronomico.
Chef, ristoratori ed architetti hanno iniziato a ripensare gli spazi per garantire il distanziamento sociale, ma c’è bisogno di un balzo in avanti perchè i clienti non percepiscano del disagio in questa nuova situazione.
Il compito è proibitivo, ma non impossibile, e soprattutto si tratta di un percorso obbligato ed ineludibile.
Le persone continueranno, per necessità o svago, ad accedere ai servizi di ristoro.
Si dovrà creare una nuova normalità nel vivere lo spazio di ristoranti e locali.
Nel nostro passato abbiamo metabolizzato cambiamenti incredibili, alcuni dei quali come l’avvento di internet non si possono definire “meno epocali” della pandemia che stiamo vivendo.
Paradossalmente abbiamo sperimentato, in millenni di storia, più volte le pestilenze che stravolgimenti tecnologici come quelli dell’ultimo secolo.
E quanto ha inciso tutto questo sul modo di fare impresa?
Ci basti pensare che dopo la peste gli architetti del rinascimento ridisegnarono intere città, nuovi spazi per garantire standard igienico-sanitari e la salubrità dei luoghi.
E tutto questo avveniva con mezzi esigui al confronto di quelli a nostra disposizione.
Bastarono ingegno e volontà.
Assumiamo dunque questo dato di partenza ed aggiustiamo le vele,
La ristorazione e l’architettura italiana devono avere le risorse imprenditoriali ed intellettuali per cambiare.
Devono, perchè non ci sarà alternativa per seguire a vivere.